Regolamento manifestazione

  • La manifestazione si svolgerà il giorno 15 settembre 2019 a Bolano di Fisciano in piazza S. Giuseppe Moscati con il patrocinio del Comune di Fisciano e gemellato con il concorso “Piccoli Madonnari e artisti in piazza” di Striano (NA).
  • Per l’iscrizione è necessario compilare il modulo presente all’indirizzo (https://www.associazioneenergetica.it/iscriviti/) compilata unitamente ad un bozzetto dell’opera (in alternativa: titolo ed autore nel caso di copia di altra opera) e una breve spiegazione della sua aderenza al tema.
  • Il tema della manifestazione di quest’anno è: “Muri di Umanità”. Dettagli sono presenti nell’allegato B.
  • L’arrivo dei partecipanti è previsto entro le ore 9,00.
  • Il termine ultimo di arrivo è fissato entro e non oltre le ore 10,00 previa esclusione dalla manifestazione.
  • La realizzazione delle opere avrà inizio dopo la benedizione alle ore 9,30, proseguendo durante tutta la giornata e concludendosi entro le 19,00.
  • Si potranno realizzare sia opere proprie che copie di opere più o meno famose.
  • Alla manifestazione sono presenti tre categorie: “Madonnari”, “Oltre”, “Nuove proposte”.
  • Per le prime due categorie si partecipa su invito diretto da parte dell’organizzazione:
    • Categoria “Madonnari”
      • Le opere potranno essere realizzate esclusivamente con i gessetti.
      • E‘ consentito l’utilizzo di una base per la copertura del supporto in cartongesso.
      • Le opere dovranno essere realizzate su pannelli in cartongesso 120x200cm forniti dall’organizzazione.
      • Sarà possibile utilizzare la tecnica dello spolvero o della quadrettatura.
      • E’ consentito l’utilizzo di lacca o altri fissativi.
    • Categoria “Oltre”
      • E’ possibile utilizzare qualsiasi tecnica (si prega di comunicarla precedentemente all’organizzazione).
      • Il supporto per la realizzazione dell’opera non è fornito dall’organizzazione.
      • Le opere dovranno essere realizzate interamente sul luogo di concorso.
    • “Nuove Proposte”
      • L’organizzazione inoltre riserva 5 posti a singoli, associazioni, parrocchie che presenteranno la scheda di iscrizione e il bozzetto per partecipare alla categoria “Nuove proposte” previa selezione da parte dell’organizzazione.
  • L’organizzazione si impegna a versare per ogni tela (non a partecipante) un gettone di presenza che varierà in base al luogo di residenza. Questo non è da intendersi come corrispettivo del costo del viaggio né come pagamento del lavoro svolto ma, in mancanza di un contratto preventivo, si presenta come formula per riscattare l’opera realizzata dai “diritti” del suo autore e come contributo alle spese di realizzazione dei dipinti (gessetti, pastelli, soggiorno, ecc.).
  • Grazie alla giuria di esperti, che provvederà a ripartire gli artisti in due categorie, Maximus e Minimus (sulla base di criteri tecnici, valore artistico, bellezza del dipinto e rispondenza al tema), i partecipanti riceveranno anche un gettone qualità (25€ categoria Minimus, 50€ categoria Maximus).
  • Ogni artista, o gruppo di artisti, riceverà come quota di partecipazione la somma data dal gettone di presenza più il gettone di qualità.
  • Il Concorso avrà una doppia giuria, una di esperti e l’altra formata dai visitatori.
  • Tutti i partecipanti concorreranno all’assegnazione del premio “Giuria Popolare”.
  • La premiazione avverrà alle ore 21,30, dopo la conclusione della processione in onore di Maria SS. Addolorata, con i seguenti premi:
    • Categoria “Madonnari”
      • 1° Classificato Giuria Esperti: 200 €;
      • 2° Classificato Giuria Esperti: 100 €;
      • 3° Classificato Giuria Esperti: 50 €;
    • Categoria “Oltre”
      • 1° Classificato Giuria Esperti: 200 €;
      • 2° Classificato Giuria Esperti: 100 €;
      • 3° Classificato Giuria Esperti: 50 €;
    • PremioGiuria Popolare” con l’assegnazione della targa di riconoscimento;
    • Premio GAZA – Operazione Tonino Gargiulo con l’assegnazione di un premio di riconoscimento da parte dell’associazione “Rete Radiè Resch”.
  • Il gettone di presenza potrà essere ritirato alla conclusione della processione direttamente dai membri dell’organizzazione oppure nelle domeniche successive presso la Chiesa di San Martino in Lancusi dopo le celebrazioni delle ore 11:30 e 19:30, previo accordo telefonico con l’organizzazione.
  • Il pranzo verrà fornito dall’organizzazione.
  • In caso di pioggia la manifestazione si svolgerà presso i locali dell’Istituto Comprensivo “Don Alfonso De Caro” in via Alfonso De Caro, Lancusi (per raggiungerla saranno disposte delle indicazioni dalla piazza in poi).
  • Le opere resteranno a disposizione dell’organizzazione e saranno poste in vendita.
  • Il progetto sostenuto con il ricavato delle vendite sarà GAZA – Operazione Tonino Gargiulo” in Palestina dell’associazione “Rete Radiè Resch” di Salerno. (allegato C)
  • Salvo espresso divieto scritto, si autorizza l’organizzazione alla riproduzione su catalogo, pubblicazioni, cd e su internet senza finalità di lucro e con citazione del nome dell’autore. Ad ogni loro utilizzo le foto saranno accompagnate dal nome dell’autore e, ove possibile, da eventuali note esplicative indicate dallo stesso. Si informa che i dati personali forniti dai concorrenti saranno utilizzati per le attività relative alle finalità istituzionali o promozionali della secondo quanto previsto dal D.Lg. 30 giugno 2003 n. 196 e dall’articolo 13 del GDPR (Regolamento UE 2016/679). Il materiale inviato non sarà restituito.
  • Al fine di migliorare l’organizzazione della manifestazione, i suggerimenti ed eventuali reclami vanno presentati solo ed esclusivamente per iscritto.
  • La partecipazione alla manifestazione implica l’accettazione del presente regolamento in ogni sua parte, pena esclusione.

ALLEGATO B

Muri di umanità

Il muro è da sempre per lo meno due cose: il muro protegge e separa, è il luogo su cui ci esprimiamo in modo comunicativo, espressivo, con disegni, scritte, come i murales, ma è anche quella cosa che ci nasconde il mondo dall’altra parte. C’è sempre un “di qua” e un “di là”, un “noi” e un “loro”. È sempre un oggetto ambivalente che ha almeno due significati e due valori, se non molti di più …

Innumerevoli sono i significati per la costruzione verticale composta da mattoni o sassi: un muro è chiusura, confine da valicare, limite ostile; è l’ostacolo della nostra azione, l’irriducibile definizione di una diversità. E tuttavia, un muro può anche saper accogliere una preghiera, un sogno; può diventare lo spazio su cui si manifesta l’aspirazione a essere, il permesso di desiderare.
Consideriamo le diverse funzioni che il muro ha avuto, una funzione pubblica come luogo di comunicazione, dove è sempre stata fatta la pubblicità, per esempio, dove vengono affissi le grida, gli editti, le cose che si vogliono comunicare alla gente, in passato sui muri di pietra, e oggi sui muri virtuali: siamo tutti connessi a un muro su cui scriviamo e leggiamo le cose che scrivono gli altri.

 Dal Muro di Berlino a quello del Pianto, da Wall Street ai muri dell’artista Candy Chang, che in tutto il mondo raccolgono i desideri più importanti, quelli che si vorrebbero compiuti prima di morire. Dal muro di John Lennon a Praga fino a quello di Hong Kong, passando per Lisbona, Zurigo, Londra, Parigi, i “muri” sono spazi del ricordo, simbolo di fratellanza, manifesto per la ribellione, l’amore, la gioventù. Questo aspetto ci fa capire che è importante vedere il muro non solo come elemento divisivo, ma come contenitore di storie positive, un muro di umanità: in questo senso è bello pensare al muro come supporto di unione e non divisione.

“Muros que Unen/Muri che Uniscono(un progetto nato dall’esperienza di un collettivo indipendente uruguaiano con la finalità di promuovere valori di integrazione, interculturalità e valorizzazione della diversità) ha provato a risignificare un oggetto simbolo di separazione e divisione, come un muro, trasformandolo in un mezzo di comunicazione e di interconnessione con l’altro attraverso la tecnica dei murales.

Una mostra in corso a Berlino punta i riflettori su tutte le mura, recinzioni e barriere che ancora oggi nel mondo separano con la forza Paesi, popoli e culture. (www.wallonwall.org)

Per il fotoreporter tedesco Kai Wiedenhöfer il muro è da sempre simbolo di protezione, una struttura che garantisce sicurezza e tranquillità a chi si rifugia dietro di esso. Basti pensare alle mura delle antiche città, che proteggevano gli abitanti. Ma il muro è sempre stato anche un potente simbolo di divisione, che inevitabilmente evidenzia, e amplifica, le differenze tra quelli che stanno “di qua” e coloro che invece si trovano “di là” dal muro. È infatti molto antica l’idea di poter separare popoli e culture tramite un muro, una barriera che tenga fuori gli “altri”, i “barbari” che, se lasciati liberi di passare il confine, metterebbero in pericolo l’ordine perfetto della società fino a minacciare di distruggere l’intero “mondo civilizzato”.

Quello del muro che divide la civiltà dalle barbarie, l’ordine dal caos, il bene e dal male, è un concetto talmente diffuso in tutte le culture, ed esercita un fascino così forte sulla nostra mente, da essere stato sfruttato molte volte nell’arte e nella letteratura. Il caso più recente è la saga fantasy Il Trono di Spade. Un elemento importante della storia è “La Barriera” (nell’originale inglese The Wall, “il muro”, appunto), un confine magico che separa i civilizzati Sette Regni dalle terre del Nord, abitate da terribili esseri soprannaturali chiamati semplicemente “gli Altri”.

Il fotoreporter tedesco ha fotografato alcuni dei più famosi muri divisori attualmente esistenti nel mondo, e ha esposto il frutto del suo lavoro in una mostra a Berlino Wall on Wall. Le foto esposte sono gigantografie, attaccate come enormi manifesti ai tratti del Muro di Berlino.  Wiedenhöfer ci apre finestre a grandezza quasi naturale sui luoghi dove muri separano città, popoli, culture e Paesi.

Remains of the Berin wall at the Teltow Canal in the South of Berlin. Germany, August 2010.

Ci sono i muri che separano i quartieri protestanti da quelli cattolici, e i loro abitanti, nel capoluogo dell’Irlanda del Nord, Belfast. C’è il muro che separa la parte greca e quella turca di Nicosia, la capitale di Cipro, isola paradiso dei turisti ma lacerata da decenni da tensioni etniche e politiche. C’è l’Ungheria che sta ultimando il muro al confine con la Serbia, mentre Bulgaria e Grecia stanno terminando delle barriere contro l’immigrazione turca. C’è la zona demilitarizzata al confine tra Corea del Nord e Corea del Sud, che corre in corrispondenza del famigerato 38° Parallelo e divide i due Paesi, ancora ufficialmente in guerra dal 1953. E ci sono anche i lunghi tratti di mura e recinzioni che separano Israele dalla Cisgiordania palestinese, che passano spesso nel bel mezzo di centri abitati, separando famigliari e vicini di casa.

Infine, non potevano mancare i simboli delle moderne tragedie dell’emigrazione, come un tratto dell’immenso complesso di barriere e recinzioni posto al confine tra Stati Uniti e Messico, chiamato da alcuni, ironicamente, “Grande Muraglia Messicana”, che dovrebbe servire a prevenire l’immigrazione clandestina verso gli USA.

A citare Calvino “se alzi un muro pensa a ciò che resta fuori!” Il Barone rampante superando il muro che divide la sua proprietà da quella dei vicini, inizia a conoscere il mondo e a innamorarsene.

Michela Monferrini, nel suo saggio “Muri Maestri”, racconta muri che invece di dividere uniscono in nome della memoria. Dal Wall of Heroes voluto nel 1900 da Georg Frederic Watts in Postman’s Park a Londra, ai “ti amo” con cui Daniel Boulogne tappezza un muro di Parigi, dal Before I Die Wall al Waiting Wall fino al Muro del pianto: numerosi esempi di muri eretti per celebrare aspirazioni, sogni, ideali.

In L’età dei muri, breve storia del nostro tempo, lo scrittore Carlo Greppi racconta “Ogni barriera ci dà l’illusione di proteggerci e, al tempo stesso, ci rinchiude. E ci esclude”. E questo vale per i muri fisici, ma anche per quelli mentali, che ci fanno credere che si possa delimitare un confine netto tra un “noi” e un “loro”. E, soprattutto, che in “loro” si annidi sempre l’insidia e il pericolo”.

Nella nostra quotidianità incontriamo muri interiori, intimi. Sono invisibili, ma reali, esistono nella testa e nella coscienza, nella cultura o nella mentalità. Ce li costruiamo dentro, chiudono la nostra mente, diventando alti limiti invalicabili. Essi ci isolano dagli altri e persino sospendono il contatto con la realtà. Questi muri però cominciano a cadere nel momento in cui si suscita la curiosità delle persone per quello che c’è dall’altra parte. Quando c’è voglia di conoscenza, di interessi, di stimoli, a quel punto i muri cominciano a creparsi da soli. Dice papa Francesco: “Si diffonda sempre più una cultura dell’incontro, dividono il mondo”.

In Giappone, migliaia di giovani vivono volontariamente isolati, richiusi nel confine della propria stanza. Sono chiamati hikikomori e rappresentano il fenomeno degli adolescenti chiusi in camera per anni tra videogiochi, vita virtuale e rifiuto silenzioso del mondo. È un confine interiore, la paura degli altri, la voglia di rinchiudersi in sé stessi. Si stima che in Italia un fenomeno del genere investe circa 80mila giovani. I muri ci invitano a isolarci, a respingere, a rifiutare l’incontro e il confronto. Separano, frazionano ideali e coscienze, chiudono; la diversità diventa una minaccia e l’omogeneità un fine a cui tendere. Muro è paura. È tenere lontani le mie cose dalle tue. È ristrettezza e non miglioramento. È non guardare. Non ascoltare. Un solido verticale che si contrappone alla geografia orizzontale dell’incontro.

E così i muri si fanno alti, creiamo recinzioni trasparenti per guardare in faccia chi rimane dall’altra parte. Ma il muro ha due fronti: se da un lato vogliamo proteggerci, dall’altro cosa stiamo facendo?

ALLEGATO C

RETE RADIÈ RESCH

Associazione di solidarietà internazionale

La rete Radiè Resch è una associazione di solidarietà internazionale fondata nel 1964 dal giornalista Ettore Masina, su ispirazione del prete operaio francese Paul Gauthier incontrato in Palestina in occasione del viaggio di Papa Paolo VI.

 La rete Radiè (Radia) Resch prende il nome da una bambina palestinese, morta di polmonite mentre era in attesa di una vera casa; con la famiglia viveva infatti in una grotta a Betlemme. Il primo progetto fu proprio quello di finanziare la costruzione di case per alcune famiglie Palestinesi. Seguirono poi progetti in molti altri luoghi, soprattutto Sud America e America Centrale, più recentemente in Africa.

La Rete vuole porre nel presente segni di umanità futura, attraverso il sostegno a realtà piccole e significative che si pongono in modo alternativo al modello economico dominante. Sono realtà organizzate e autogestite che lottano nei loro paesi contro l’impoverimento, per costruire una società fondate sulla giustizia. Alla Rete aderiscono donne e uomini impegnati nella solidarietà con i popoli del Sud del mondo. La questione delle disuguaglianze tra il NORD e il SUD del mondo è quindi centrale per la Rete.

La rete collabora con persone e comunità del Sud del mondo per realizzare un interscambio di amicizia, di valori e di esperienze che contribuiscano alla crescita reciproca. Periodicamente invita testimoni, donne e uomini impegnati nei vari progetti, per ascoltare la loro esperienza, rafforzare i vincoli di amicizia e ricevere informazioni dirette.

La Rete collabora anche con quelle realtà che lavorano in Italia e in Europa per la costruzione di un mondo più giusto, coscienti che per costruire la giustizia e la pace occorra un profondo cambiamento dei paesi del Nord del mondo. Così la Rete sviluppa la consapevolezza dell’interdipendenza e della corresponsabilità: sappiamo infatti che l’impoverimento, i danni ambientali, le guerre e la violenza, più evidenti nel Sud del mondo, sono il risultato del nostro modello di sviluppo. Gli interventi della Rete sono attualmente 40, la massima parte in America Latina, specialmente in Brasile, altre in Palestina, in Italia ed in Africa.

La Rete realizza al suo interno modalità di azione partecipative sia a livello locale che nazionale. Ogni rete locale cerca di essere collegata ad un progetto e ne segue lo sviluppo, diffondendone le informazioni a tutta la rete. La Rete si articola a livello nazionale in gruppi (o “reti locali”) che svolgono nel territorio un’attività propria e autonoma. Una lettera Circolare mensile scritta a turno da una rete locale viene inviata agli aderenti e a chi lo richiede, essa contiene riflessioni e notizie ed è strumento efficace per il lavoro comune. La Rete Radiè Resch si fa conoscere anche attraverso il sito web www.reterr.it, dove c’è spazio per le reti locali, per i progetti di solidarietà sostenuti e per approfondimenti tematici.

Il progetto “GAZA – Operazione Tonino Gargiulo”

“A Gaza i confini sono chiusi, prigione a cielo aperto per un milione e 700 mila persone. Le merci entrano con i camion da Israele. Chi decide è seduto a Tel Aviv. A Gaza i frutti della terra sono una sfida quotidiana. I contadini mani nodose e occhi scuri, tentano di rivendicarne la proprietà, il diritto di coltivare. Ma in mezzo c’è la zona cuscinetto dove accanto ai pomodori trovi le pallottole di Israele. Il diritto al lavoro diventa una sfida e la terra muore.”

A Gaza, nella città Khan Younis (zona sud-est della striscia), dal 2007 al 2013 la Rete Radiè Resch ha sostenuto, in collaborazione con il Palestinian Center for Organic Agriculture (organizzazione palestinese non governativa creata nel 2003 da un gruppo di agronomi), la realizzazione di “case verdi”, un progetto di agricoltura biologica in zone rurali lontane dagli abitati più esposti alle micidiali offensive dell’esercito israeliano. Sfruttando i rifiuti organici sono stati coltivati sui tetti delle case e nella poca terra ai loro margini prodotti non inquinati da pesticidi. L’obiettivo del progetto è stato aiutare famiglie prive di reddito a dotarsi dei mezzi necessari a migliorare le proprie condizioni di vita e dare lavoro a disoccupati qualificati nel ramo.

Il progetto per ogni famiglia è durato sei mesi: un rappresentante per famiglia ha seguito un corso pratico tenuto da un agronomo; sono state consegnate loro sementi, piante, erbe mediche; sul tetto di ogni casa è stata impiantata una serra e un impianto di irrigazione; durante questo periodo tecnici specializzati ne hanno seguito l’andamento e fornito gli opportuni consigli per migliorare il rendimento. Ogni ciclo del progetto ha permesso di aiutare 20 nuove famiglie.

Il progetto, su richiesta dell’unità femminile del PCOA, ben consapevole delle esigenze delle famiglie, dall’estate 2013 è rivolto a sostenere famiglie povere che non dispongono di terreni agricoli, con bambini bisognosi di latte ad alto potere nutritivo. Ogni nucleo riceve una pecora gravida da custodire del cortile della propria abitazione, nove galline da uova, del foraggio e del mangime per poter alimentare gli animali. Anche in questo caso le donne seguono un corso pratico e sono seguite da personale esperto. Questa operazione è intitolata alla memoria del dottor Tonino Gargiulo, che organizzò il primo gruppo della Rete Radiè Resch a Salerno nel 1976.

“A Gaza, un tempo ricco porto del Mediterraneo e terra fertile, si vie di aiuti umanitari, mera sopravvivenza e nessuna vita, perché non sono i gazawi a decidere cosa entra e cosa esce”.